Considerazioni del mio Carnevale nel mondo
La Natura, antica creatura attraverso il movimento di rotazione asseconda la stagione decorando La Flora con il colore e la Fauna con la produzione.
Il ruolo delle stagioni: germogliare, maturare, rilassare e riposare è regolato dal tempo, il quale concede tre giorni di spensierata allegria utili a caricare dopo l’inverno la batteria per il troppo riposo a persone, animali e cose. Versione dell’antichità: vale concedere allegria alla carne finché c’ è vitalità. Versione della modernità: per rendere il fisico forte e sicuro, vale mangiare carne prima del quaresimale digiuno. CARNEVALE sta per follia, spensieratezza e scherzevole goliardia.
CARNEVALE sta per follia o rinascita?
Indice
Per i pastori il risveglio della Natura ha sempre rappresentato la festa della fecondità, i riti composti di risate, di scherzi e di danze per favorire tutti contenti il proliferare dei loro armenti. Da pastorello non immaginavo quanto il Carnevale fosse antico e bello. Imitando la formica, vita mai corrotta, silenzioso con fatica ho fatto buona scorta. Or la cicala fò io, incredulo giocondo, sostenuto dal Buon Dio vo a gustar il Carnevale del mondo. Senza dire niente a nessuno sto realizzando il movimento dopo il mio pensionamento, avvenuto il 31 marzo 2001.
Bauta è la maschera del carnevale indonesiano, avvenimento pazzesco, mentre Batik Carnival è il colore riconosciuto dall’Unesco. Abbigliamenti maestosi realizzati con piante secche, seta e fiori, ballerine che danzano con gli occhi per trasmettere gli amori. Figure di animali giganteschi al seguito delle sfilate per spaventare le anime indemoniate. Al Carnevale molta attenzione riserva la popolazione e per l’occasione si celebra la Giornata Nazionale dell’Educazione.
Rei Momo è la figura del Carnevale brasiliano, eletto da una giuria a grande maggioranza per il tema assegnando scelto tra le settanta scuole di danza. In oltre si eleggono la Regina e le due principesse che sincronizzate devono scandire il ritmo delle sfilate.
Nel 2003 per tre mesi, da turista straniero ho assistito alle prove carnevalesche di Rio de Janeiro, poi a quelle di: Fortaleza, Maceiò, Recife, Fernando de Noronha, Morro de San Paulo, Olinda, Porto de Galinhas e Salvador Bahia con la moglie che mi teneva compagnia. Sicuramente è il carnevale per eccellenza, si tramanda per generazione attraverso la preparazione durante tutto l’arco dell’anno con passione.
Tutti danzano contenti cantando per onorare la libertà, quella libertà concessa agli schiavi di colore costretti a lavorare chini nei campi di cotone. Essi facevano scorta di piume di volatili, fiori secchi e cotone un lavoro corale per realizzare gli abiti del Carnevale; nonostante la stanchezza muovevano con scioltezza la gamba al ritmo della Samba, Rei Momo rappresenta il sovrano della spensieratezza, il povero che diventa il re dell’ebrezza.
Per questo periodo la maschera di carnevale serve a nascondere il genere umano e la condizione sociale, atmosfera d’allegria generale. Il litorale di Copacabana lungo 6 Km. è sfilato dal corteo colorato al ritmo della samba con il continuo movimento di gamba.
Super Chicha è la Reina del Carnevale delle Canarie nominata con altre due dame la sera precedente della Gran Cabalgata, sfilata di tutte le scuole di Carnevale divenuto internazionale che per stile non è da meno a quello del Brasile. Viene imposto il tema dalle giurie che varia ogni anno, preparato dalle maestrie.
Le lunghe strade sorvegliate dalla sicurezza sono riempite di colori spettacolari e di ebrezza. La temperatura miticata sprigiona l’allegria al ritmo di salsa e di batugada. L’incoronazione della stessa Drag Quenn, che rappresenta trasgressione e libertà deve essere Artista di qualità, altamente preparata allo scopo di fare spettacolo ribaltando i ruoli di genere nella maniera raffinata.
L’ultimo giorno di carnevale destinato a Los Cristianos non è passato in sordina, si è concluso a quaresima avanzata con l’incendio della Sardina. Al seguito il corteo funesto con accorati pianti di donne e uomini gridando tutti quanti senza essere scurrili indossando abiti scuri femminili. Una grossa Sardina di cartapesta è la fine della festa, a conclusione del Carnevale essa viene incendiata sul litorale.
La pesca per le isole canarie ha sempre rappresentato un bene primario e la quantità permetteva di scartare piccoli pesci e sardine destinati alla povertà. Questi scarti venivano poi salati e fatti macerare nel vino, in quel tempo aceto, ricavando una salsa capace di condire carni e pesci alla brace che ancora piace. Salsa definita con il vocabolo Garon dagli antichi Greci e Garum dai latini monaci.
E’ facile estrarre la realtà associando il lutto alla fine dell’allegria mentre l’incendio e la sepoltura per sotterrare il male e la povertà. Durante l’inverno per scaldare il cuore della Dea Terra si accendevano grossi falò per sacrificio, le cui ceneri venivano sparse nei campi e nelle case quale buon auspicio. Si suppone che le ceneri della sardina venissero sparse nel mare in antichità per ottenere molta pesca di qualità. Forse è uno sbaglio non completare l’attuale tradizione con l’ultimo dettaglio.
Burlamacco e Ondina sono le maschere di carnevale viareggino. Ho visitato la Cittadella dove è posto il museo ed alla sua destra dove vengono creati i carri di cartapesta. Alunni che utilizzano acqua e farina per incollare cartoni e giornalini. Opere allegoriche realizzate con metodi estrosi: dinosauri, animali marini e caricature di personaggi famosi.
La sfilata occupa tutto il viale Regina Margerita ed un’apposita giuria decreta la classifica. Ogni anno si nomina il vincitore di Burlacco e di Ondina d’oro compensati a suon di milioni. La sovvenzione per il Carnevale di Viareggio è garantita dalla Regione.
La Bauta è la maschera di Venezia carinissima con tanti personaggi che identificano il carnevale dell’antica repubblica Serenissima: Pantalone, mercante vecchio e avido; Colombina la servetta civettuola; Arlecchino il tuttofare furbetto tutte maschere in competizione per diletto.
In realtà la maschera La Bauta o Bautta veniva usata per mascherare l’anonimato e consentiva di mangiare e bere senza essere levata. Chiara o scura a secondo le stagioni, uomini e donne mascherati per esercitare le trasgressioni. Un tempo a Venezia era normale circolare mascherati per non essere individuati non solo a Carnevale ma per ogni evento occasionale.
Il carnevale di Venezia è divenuto famoso nel mondo per la capacità eccezionale degli artigiani a mantenere aggiornata con attuali fantasie la maschera tradizionale.
L’ANTICA TRADIZIONE DEL CARNEVALE DI SANNICANDRO GARGANICO
La Pacchiana e il Pastore duetto simpatico,sono i personaggi carnevaleschi di Sannicandro Garganico. Abiti dell’antica civiltà contadina e della pastorizia che venivano indossati durante i matrimoni e le festività per delizia. L’abito della pacchiana è così realizzato dalle sarte con maestria: gonna lunga fino al calcagno di panno scuro plissettato con simmetria, fascioni dorati per le famiglie agiate, celesti o viola per quelle proletariate.
Ricoperto il davanti con il grembiule bianco ricamato con fili dorati. Bianco di seta con frange è lo scialle a coprire le spalle. Le ciabatte sono di stoffa ricamate adatte alle lunghe passeggiate, chiuse davanti e capelli raccolti da pettini penzolanti; il capo anch’esso coperto ma il viso sempre scoperto. Oltre agli orecchini ed al braccialetto, collane e oggetti preziosi per ornare il petto.
Il Pastore è della Pacchiana l’accompagnatore, anche lui ricopre le spalle col bianco scialle ed oltre ad essere il protettore tiene nel tascapane i confetti da offrire a parenti e conoscenti diretti. Ottima occasione per la conoscenza ed annunciare il matrimonio nell’imminenza. Era consuetudine ballare entrambi la tarantella in sintonia, per simulare l’affiatata allegria.
Quindi la parola pacchiana è camuffare l’abito della povertà sovrapponendo l’esagerata ricchezza in esagerata quantità; quasi sempre gli esponenti chiedono in prestito gli oggetti preziosi a conoscenti e a parenti. Si racconta che Diomede nel territorio di Sannicandro, il tesoro della città di Troia avesse depositato, visto il corteo di petti dorati delle tante pacchiane, forse è stato ritrovato.
Il carnevale termina con il suono assordante di grosse campane di qualche superstite transumante, un’oretta prima della mezzanotte delle Ceneri per scacciare il Maligno dal territorio insieme allo scoppiettare delle botti.
Alla domenica successiva alle ceneri (usanza riportata da vecchi pastori) si rompeva la pignatta di terracotta con dentro ceneri e semi vari che venivano sparse nei campi come buon auspicio per l’abbondante raccolta. Spesso si nota la presenza di una pacchiana dal vestito verde, allora il mormorio si disperde, giacché è senza ornamento, abito della giovane povera calabrese che si fidanza col pastore transumante sannicandrese.
L’abito grezzo dai tanti prestigi, nel 1867 ha partecipato alla Esposizione Generale di Parigi. Alla sfilata carnevalesca di Los Cristianos spero si avveri l’invito straordinario della Pacchiana e del Pastore quali ospiti d’onore.
Antonio Monte da Tenerife



