Da quattro anni Federica Manfredotti e Alessandro Salvaggio, 36 anni lei e 49 lui, vivono sull’isola dell’arcipelago spagnolo, Fuerteventura.
“Ci siamo trasferiti per motivi professionali – racconta Alessandro – portando con noi i nostri tre gatti.
Purtroppo, Gias, uno di loro, ci ha lasciati e così abbiamo deciso di lasciarci adottare da una gattina randagia del luogo, Mara, che ora vive con noi, con Romeo (14 anni e mezzo) e Covina (7 anni e mezzo).
Da Carpi a Fuerteventura, un viaggio che si trasforma in missione per i gatti meno fortunati
Oltre ai nostri gatti, abbiamo sempre qualche micio in stallo, come Pedro, che proprio in questo momento è in attesa di adozione.
Amiamo profondamente i gatti e, una volta arrivati, ci siamo resi conto del grave problema della sovrappopolazione felina, aggravato dalla mancanza di strutture per l’accoglienza e la cura dei randagi.
Mancano le infrastrutture. Ci sono molte colonie e persone che li sfamano
Non esistono gattili organizzati o programmi strutturati di sterilizzazione. Ci sono molte colonie e persone che li sfamano, ma mancano infrastrutture per garantire loro un futuro sicuro.
Così, insieme a mia moglie Federica e a Sabrina, un’altra ragazza italiana residente a Fuerteventura e molto amante degli animali, abbiamo fondato l’associazione Càtodo Fuerteventura (catodo.org)”.
“Ci ispiriamo soprattutto al Gattile di Carpi – aggiunge Federica – che ammiriamo per la sua efficienza, concretezza e per l’eccezionale qualità di vita garantita ai suoi ospiti pelosi.
Grazie ai preziosi consigli del volontario Eric Papotti, stiamo lavorando per costruire una realtà simile qui a Fuerteventura.
Non potevamo restare indifferenti alla situazione dei gatti randagi qui sull’isola: la loro presenza massiccia rappresenta un’emergenza sociale e, senza interventi mirati, il problema continuerà a crescere.
Per questo abbiamo deciso di agire, puntando su sterilizzazioni, cure veterinarie e la creazione di una rete di supporto sul territorio.
Sviluppare iniziative di autofinanziamento, ma riceviamo anche le donazioni private
Ci impegniamo a ottenere sussidi pubblici e a sviluppare iniziative di autofinanziamento, ma anche le donazioni private sono fondamentali per sostenere il progetto.
Il nostro sogno è arrivare a costruire un rifugio permanente, un luogo sicuro dove questi animali possano ricevere cure, protezione e, quando possibile, trovare una famiglia adottiva. Una zampa alla volta, ce la faremo”.
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tratto da Tempo