Fuerteventura. L’occupazione romana nell’isola di Lobos
Gli scavi archeologici in quella che fu l’occupazione romana dell’isola di Lobos, rivelano l’esistenza di materiali e strutture oltre l’area precedentemente oggetto di scavi.
Nuovi interventi archeologici nel laboratorio romano della lavorazione della porpora dell’isola di Lobos, confermano che l’occupazione romana supera il perimetro scavato fino ad ora. La Direttrice dei lavori, Mercedes del Arco Aguilar, curatrice del Museo de Naturaleza y Arqueología (MUNA), assieme a Isidoro Hernández Sánchez, e María del Carmen del Arco Aguilar, conducono ricerche che portano ad ampliare le conoscenze su questa enclave storica.
I ritrovamenti includono materiale in ceramica, metalli, strutture per la combustione e uno spazio definito come suolo in pietra, come specificato in un comunicato del Cabildo di Tenerife.
Ricerche basate su tecnologie avanzate
Le ricerche hanno utilizzato dati ottenuti tramite georadar nel 2022, quando vennero rilevate anomalie nel sottosuolo. Queste aree hanno subito interventi per determinare la natura e l’estensione dell’area archeologica.
Nella zona sud del laboratorio romano, in un’area di 26 metri quadrati, sono stati identificati diversi episodi di occupazione.
I registri includono concerie della porpora, sedimenti purpurei, strutture per la combustione e resti di fauna terrestre e marina.
Un progetto chiave per la storia dell’arcipelago
L’Assessore alla Cultura del Cabildo di Tenerife, José Carlos Acha, ha sottolineato che “queste ricerche hanno contribuito a far luce sulla storia dei nostri antenati”. Gli scavi sono cominciati nel 2012, dopo il ritrovamento casuale di ceramiche romane da parte di alcuni turisti.
Da allora il laboratorio romano è diventato fondamentale per ricostruire la cultura indigena delle Isole Canarie.
La collaborazione di archeologi, tecnici e topografi, come di imprese e istituzioni, ha consentito di dare continuità a questi lavori.
Foto: processo di estrazione di resti di ceramica nel sito archeologico romano di Lobos /EFE/ Calros de Saà