Il proverbio popolare “ ..chi ben inizia, ben finisce !” non poteva adattarsi meglio al primo mese dell’anno Gennaio, o come lo chiamavano i nostri antichi Romani Januarius dal nome
Janus (Giano).
È da lui e dal suo affascinante mito che nasce il nome che utilizziamo ancora oggi per il primo mese dell’anno.
A Giano era dedicato non solo il primo giorno di ogni mese, ma addirittura il primo mese dell’anno.
Nella raffigurazione pagana questa divinità di origine esclusivamente romana (insieme a Quirino, fu l’unico dio romano a non avere corrispondenza tra le divinità greche) appariva bifronte, con una faccia rivolta al passato e l’altra al futuro, con una chiave nella mano sinistra e un bastone nella destra: simboli legati alle sue facoltà di aprire e chiudere ogni porta e di guida.
Giano garantiva un buon finale e proteggeva i cambiamenti
Secondo i romani, Giano garantiva un buon finale e proteggeva i cambiamenti essendo il dio delle porte, degli inizi e delle finali.
Nell’epoca arcaica lo si considerava semplicemente il dio legato ai cicli naturali, poi con il passare del tempo il suo mito acquistò prestigio e assunse forme sempre più multiformi ed articolate, tanto da essere venerato come progenitore di tutti gli dei.
Nella tarda mitologia romana Giano diviene il custode di ogni forma di passaggio e mutamento, protettore di tutto ciò che riguardava un inizio ed una fine.
Oltre a proteggere tutti gli inizi, passaggi e le entrate, materiali e immateriali, come le soglie delle case, le porte, i passaggi coperti e quelli sovrastati da un arco, Giano diviene la figura divinatrice per l’inizio di una nuova impresa, della vita umana, della vita economica, del tempo storico e di quello mitico, della religione, degli dei stessi, del mondo, dell’umanità, della civiltà, delle istituzioni.

In molte altre occasioni Giano, come dio protettore del passaggio e degli inizi, veniva invocato e celebrato, soprattutto a livello popolare, per la semina e le attività agricole, per gli affari pubblici e i commerci privati.
Negli atti pubblici importanti le sue insegne capeggiavano sempre le processioni e le cerimonie religiose, mentre le porte del tempio di Giano venivano spalancate in tempo di guerra e al suo interno si sacrificava spesso per ottenere vaticini sulla riuscita delle imprese belliche.
Allo stesso modo, per i Romani, la chiusura delle porte del Tempio di Giano aveva un valore simbolico: iniziava una nuova età di pace. L’apertura delle porte del tempio di Giano al Foro romano, infatti, poteva voler dire una sola cosa: guerra.
Questa curiosa pratica religiosa veniva praticata fin dai tempi dei primi di re di Roma, ai quali peraltro risalirebbe la costruzione del tempio del Foro, all’epoca della guerra contro i Sabini: mentre i soldati erano impegnati a respingere i nemici giunti alle porte della città, dal tempio del dio irruppe improvvisamente un torrente d’acqua violentissimo, che spazzò via la minaccia risucchiando l’esercito sabino.
Da allora, ogni volta che una nuova guerra tornava a minacciare la città, le porte del tempio dovevano restare spalancate per permettere alla divinità di intervenire, in caso di bisogno, per poi richiudersi in tempo di pace.
L’importanza del mito di Giano si riconosce anche nella prima riforma del 713 a.C. del calendario romano quando Numa Pompilio introdusse e dedicò a Giano il primo mese successivo al solstizio d’inverno, gennaio, che con la riforma giuliana del 46 a.C. passò poi ad essere il primo dell’anno.
In precedenza i romani consideravano l’inverno un periodo senza mesi e l’anno era costituito solo da 10 mensilità, con Marzo il mese di inizio dell’anno.
L’immagine di Giano bifronte barbato divenne familiare ai Romani, soprattutto per essere utilizzata nel conio della moneta più antica ed importante del sistema numismatico, l’asse (aes-librale o libbra latina ).
Dalla libbra prende oggi il nome la “lira” che indica appunto il peso del metallo utilizzato per il conio (all’epoca circa 327 g in bronzo).
La leggenda narra che Giano avrebbe regnato come primo Re del Latium, fondando una città sul monte Gianicolo, così chiamato in suo onore, e donando la civiltà suoi originari abitanti.
Non a caso il Gianicolo si affaccia su una sponda del Tevere ove esiste il guado naturale dell’Isola Tiberina, quindi un passaggio.
Ma non solo Roma è l’unica località relazionata col mito di Giano.
Troviamo Genova che nel medioevo era conosciuta con il toponimo alterato di “Ianua”, assecondando la leggenda che vuole la città prendere il nome dal dio romano Giano, protettore delle porte, perché proprio come il Giano bifronte, Genova ha due facce: una rivolta verso il mare, l’altra oltre i monti che la circondano.
Oltre al Pozzo di Giano del 1600, un’epigrafe situata nella cattedrale genovese di San Lorenzo sotto una testa bicefala di Giano, testimonia questa credenza popolare con la scritta Janus, primus rex Italiae de progenie gigantum, qui fundavit Genuam tempore Abrahae (ossia: Giano, primo re dell’Italia della razza dei Giganti, il quale fondò Genova nel tempo di Abramo) mescolando culture e religioni di origine diversa.
Oltre a Genova, Giano è il simbolo di Tiggiano (LE), Subbiano (AR), Selvazzano Dentro (antico insediamento romano in provincia di Padova rinominato da Selva di Giano) e Centro Giano (RM), Castel Pirgiano (FG).
Nei pressi di Muro Lucano (PZ) due borgate sono chiamate rispettivamente Capo di Giano e Varaggiano, mentre vicino a Melfi troviamo un paese chiamato Foggiano.
Da non confondersi invece con la città di Rio de Janeiro, ovviamente sconosciuta al mondo antico, che prese il nome dal fatto di essere stata fondata il 1° di Gennaio 1502 dai navigatori portoghesi che, allo scoprire una grande baia, credettero di aver trovato l’immensa foce di un fiume (Rio).
Sempre a titolo di curiosità, possiamo dire che l’influenza del mito di Giano giunge attraverso i secoli anche ai nostri giorni grazie alla sua derivazione nel nome Gennaro (dal latino Ianuarius e significa “nato nel mese di Gennaio”),
Nome molto comune nel napoletano per la devozione a San Gennaro, ma altrettanto diffuso nel Veneto nella variazione dialettica del cognome Zennaro che, considerate le varianti Zenari e Zennari, risulta essere il 6° cognome prevalente nella provincia di Venezia ed il 4° più diffuso nella stessa città lagunare.
Articolo del S.Tenente Pil. CC. Pil. cpl (r) Giuseppe Coviello
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