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sabato, Maggio 24, 2025
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I Canari discendono forse dagli schiavi dei Romani?

Nella Roma in cui solo imperatori, generali e senatori portavano vesti in porpora, mezzo chilo di lana di questo colore costava come lo stipendio di 3 anni di un panettiere. Per questo, la ricerca dei molluschi da cui si estrae questo pigmento si estese oltre i confini del mondo conosciuto: fino alle Fortunatae Insulae.

LA PORPORA COSTITUIVA UNA DELLE ATTIVITÀ PIÙ REDDITIZIE

Che sia proprio la porpora la causa dell’arrivo delle prime popolazioni nelle Canarie?

Bisogna indagare sulla misteriosa origine delle antiche popolazione delle isole, nel periodo in cui l’estrazione della porpora costituiva una delle attività più redditizie dell’antichità. Si tratta di una vecchia ipotesi, mai dimostrata, che adesso la rivista Scientific Reports, del gruppo Nature, affronta con un lavoro firmato da Vicente Cabrera, dello staff accademico di Biochimica, Microbiologia e Genetica dell’Università de La Laguna.

I pezzi del puzzle sulle prime popolazioni delle Canarie sono sul tavolo da ormai tanto tempo. Il problema è come farli incastrare tra di loro, sempre che sia possibile.

ARCHEOLOGIA E DNA

Da un lato, l’Archeologia ha datato con sicurezza i resti umani più antichi delle isole nei primi secoli dell’era cristiana, dall’altro, il DNA delle antiche popolazioni isolane (e di molte delle attuali) ha molte similitudini con le popolazioni berbere del Nord Africa.

Nel mezzo, l’insediamento romano scoperto nell’isolotto de Lobos, di fronte alle grandi spiagge del nord di Fuerteventura: un intero laboratorio utilizzato durante 100 anni (dal I secolo a.C. fino al I secolo d.C.) per trattare le piccole conchiglie conosciute come Stramonita haemastoma, da cui si estrae un pigmento ricercatissimo in tutto il Mediterraneo nell’Antichità: la porpora di Tiro, o porpora imperiale.

La scoperta nel 2012 di questo laboratorio, con resti di ceramica provenienti da Hispania, rappresenta la prima conferma reale della presenza di Roma nelle Canarie, oltre ai riferimenti raccolti dai testi di storici classici, come Plinio il Vecchio, che nel I secolo scrisse della spedizione inviata agli albori della Cristianità dal Monarca della Mauritania Juba II nelle Isole Fortunate.

Nel suo primo resoconto di questo viaggio nel tempo attraverso il DNA, considerando la revisione delle sequenze genetiche conosciute dagli antichi Canari, il ricercatore Cabrera constata che il DNA aborigeno canario non è imparentato con le popolazioni del Nord Africa dell’epoca (al principio della Cristianità), ma nemmeno conserva traccia di antenati mediterranei, in particolare iberici e italici.

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