Il tronchetto di Natale
Ogni anno le festività natalizie portano con sé non solo l’eccitazione dei regali e degli auguri, ma anche la ricerca di piatti della tradizione che renderanno la nostra tavola un piacere per il palato e momenti di gioiosa condivisione.
Oltre al panettone, sinonimo del Natale, è il tronchetto o “bûche de Nõel” più diffuso nel nord Europa e soprattutto in Francia. Che affonda le radici nella storia della festa natalizia e richiama l’antichissima leggenda del ceppo di Natale.
Circa un millennio fa nelle campagne povere, dove non esistevano luce e riscaldamento, la sera della vigilia, il capo famiglia bruciava un tronco di legno nel camino di casa con lo scopo di illuminare e riscaldare la famiglia.
Il ceppo veniva tenuto da parte già dalla primavera precedente proprio per questo uso. Le dimensioni erano tali da farlo bruciare dal 24 dicembre fino all’Epifania.
Un pezzo di legno simbolo di calore e d’amore che doveva ardere lentamente. Si sceglieva un legno atto allo scopo: noce, castagno o ulivo. La cenere doveva essere raccolta e conservata.
Infatti ai resti del ceppo si attribuivano proprietà propiziatorie per maggior fertilità della terra, protezione della casa e buona salute per gli animali allevati.
Si batteva il ceppo e le braci più salivano nell’aria più sarebbe stato propizio l’anno. Se il legno bruciava fino all’Epifania, per tutta la famiglia sarebbe stato un anno positivo.
Con il procedere del progresso il ceppo di Natale diventa un dolce e un modo di rivivere ancora quelle tradizioni.
Nel 1945 i francesi sostituirono il ceppo di legno con un dolce, la “bûche de Noël”.
Pan biscotto, morbida base molto elastica per ben arrotolarla ancora calda e farcita all’interno oltre alla marmellat, con “ganache” al cioccolato o caffè. Panna montata o “ganache” al cioccolato per la copertura. Dare forma poi al tronchetto con striature che rimandano alle venature del legno.
Un dolce irresistibile e un miscuglio di leggenda e di storia.
Paola Nicelli
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