
LANZAROTE. Il castello del navigatore italiano Lanzarotto Malocello
Primo segno di penetrazione europea nell’arcipelago canario: il castello di Lanzarotto Malocello di Alfonso Licata*
È ormai coscienza acquisita che il navigatore italiano Lanzarotto Malocello, ligure di Varazze, riscopritore delle Isole Canarie, rimase a Lanzarote per una ventina di anni. Sappiamo per certo che fu sua opera edificare un castello o torre sul territorio isolano. In quell’area egli visse trovando di fatto il luogo ideale.
Sappiamo inoltre che mosse alla volta di Genova. Un atto importante del 1330 – perduto tra gli scaffali dell’Archivio di Genova e da poco ritrovato – testimonia la sua presenza in questa città.
Altri atti, di qualche anno precedenti, lo collocano di passaggio nelle Isole Baleari e in Francia.
UN QUESITO DA RISOLVERE
Il quesito ancora da risolvere è di sapere con precisione in che punto dell’isola era stata realizzata la costruzione. Sembrava che tale interrogativo fosse stato risolto da Augustin Pallarès Padilla, il quale ricorda come nell’opera Le Canarien il castello viene indicato come costruito verso l’interno dell’isola. A sua volta, lo studioso Marin de Cubas afferma che le rovine di tale castello si trovassero nel “posto di Guanapayo”.
A tale proposito il Pallarès Padilla chiarisce che tutto ruota attorno al termine puestos. Con esso infatti erano da intendersi le postazioni da cui si potevano controllare dall’alto le coste dell’isola per avvistare eventuali sbarchi di pirati o tribù nemiche.
Esiste la montagna di Guanapay: proprio alla sommità della stessa esisteva un puesto, vicino all’antica capitale Teguise. Quest’ultima era all’epoca il centro di comando dei nativi, per rispondere ad eventuali attacchi esterni, provenienti dal mare.

Sempre nell’opera Le Canarien viene riportato un episodio assai significativo: il capo tribù ribelle Afche attaccò alcuni normanni e questi ultimi, per rappresaglia, subito dopo rapirono e decapitarono una indigena la cui testa fu infilata da una lancia e conficcata nel terreno sulla cima di una montagna vicina.
LA STAMPA DELL’EPOCA
Da tale notizia riportata dai cronisti dell’epoca si deduce che il suddetto castello doveva per forza di cose trovarsi lontano dal mare e quindi situato nell’entroterra dell’isola.
Inoltre, nel 1984, Antonio Romero Mora e lo stesso Agustin Pallarès Lasso reperirono dei frammenti di rovine di una costruzione edificata proprio in cima alla montagna di Guanapay.
IL COSIDETTO CASTELLO DI LANZAROTTO
Dopo circa vent’anni – nell’agosto del 2004 – furono rinvenuti frammenti di vasellame e di piatti sia aborigeni che europei nell’area denominata “la Torre” Questo ritrovamento costituirebbe una prova in più dell’esistenza, sulla montagna, del cosiddetto “castello” di Lanzarotto.
Infine, è necessario evidenziare come nell’archivio storico provinciale di Las Palmas (attuale capitale dell’isola di Gran Canaria) fu rinvenuto un atto datato 13 ottobre 1773 relativo al matrimonio tra tali Domingo Ramos e Juana Perdomo, nel quale era riportato un passo assai eloquente ed esplicativo che, letteralmente, trascriviamo: “noi dichiariamo di essere in possesso di due faneghe (metri quadrati 13.500 x 2) di terra agricola dove dicono: la torre confinante con il castello vecchio, che avevamo comprato da Juana Cabrera vedova di Domingo Sanchez”.
Tale documento conferma l’esistenza, sulla sommità del monte di Guanapay, di una torre e di un recinto fortificato, riferibili certamente a Lanzarotto Malocello.
A proposito del Malocello, posto che egli si fosse stabilito più o meno definitivamente sull’isola a cui diede il nome, ci sono due possibilità circa la sua sorte: la prima ipotizza una sua fuga a seguito d’una rivolta degli indigeni; la seconda che possa essere stato ucciso.
Questo è quanto possiamo apprendere dal famoso “Libro del Conocimiento” ove si legge che “una rivolta generale degli isolani con l’aiuto di tutti gli abitanti lo scacciò (riferendosi a Lanzarotto Malocello) dall’isola”.
Da alcuni si afferma che l’isola in quel tempo fosse divisa in due regni separati da una parete di pietra secca che attraversava l’isola in tutta la sua larghezza e detta divisione dell’isola in due regni si dedurrebbe dal fatto che nel libro non verrebbero citati soltanto “degli isolani” ma “tutti gli abitanti”, e tale osservazione può far intendere che gli aborigeni dei due regni si fossero coalizzati per scacciare il Malocello.
Aggiungiamo che per lo studio degli avvenimenti successivi è punto di riferimento assai importante il libro Majos – La Primitiva Poblaciòn de Lanzarote”, a cura di Cabrera Perez, Antonia Perera Betancor e Antonio Tejera Gaspar, Ed. Fundacion Cesar Manrique, 1999.
In tale opera si afferma come il luogo di sbarco dei successivi conquistatori franco/normanni Giovanni Bethencourt e Gadifer de la Salle ben ottant’anni dopo l’approdo del Malocello fosse la spiaggia di Papagayo.
Si trattava d’un luogo favorevole per un ancoraggio, posto indicato da due conoscitori/interpreti Majos (tali Alfonso ed Isabel) che avevano partecipato e accompagnato la spedizione. Questi aborigeni canari erano stati all’uopo comprati come schiavi a Siviglia e portati al seguito essendo perfetti conoscitori dei luoghi.
Nel luogo dove sbarcarono, i franco/normanni edificarono a loro volta una torre, che poi fu denominata Rubicon.
Da sottolineare come con il termine Majos venivano identificati esclusivamente gli aborigeni dell’isola di Lanzarote mentre il termine Guanci stava ad indicare gli abitanti di tutte le altre isole dell’arcipelago canario.
Il Cioranescu, nel commentare il testo Le Canarien, afferma che: “L’anno mille 400 e quattro, giovedì 25 febbraio prima del carnevale, il re dell’isola di Lanzarote, pagano, chiese di Mons. de Bethencourt per essere battezzato.
Fu battezzato, lui e tutta la sua famiglia il primo giorno della Quaresima (il re dell’isola si chiamava Guadarfia ) e lo battezzò il signor Juan Le Terrier, cappellano di Mons. De Bethencourt, e fu chiamato signor Luis”.
La conversione del re indusse il resto della popolazione ad analoga conversione al cristianesimo tanto che la religione risultò essere lo strumento più idoneo per una maggiore penetrazione della cultura europea a sfavore di quella indigena.
Sempre il Cioranescu ricorda che i franco/normanni organizzarono delle “istruzioni” o “catechismo” per gli aborigeni al fine di convertire queste “genti barbare”.
Da evidenziare che gli esploratori europei rimasero scandalizzati nel constatare la pratica della poliandria esercitata dalle donne lanzaroteñe: “La maggior parte di loro ha tre mariti che la servono per un mese, e chi la deve avere dopo, li serve tutto il mese che l’ha l’altro, e sempre fanno così, ognuno con il suo turno.”
Per esperienza sappiamo che gli incontri/scontri tra civiltà differenti comportano sempre la soccombenza della civiltà tecnologicamente meno sviluppata.
Così è evidente come nel giro di pochissimi anni i Majos si saranno trovati a soccombere culturalmente di fronte agli Europei, come dimostra l’episodio riportato nel suddetto libro “Majos”, secondo il quale il re Guadarfia, divenuto Luis Guadarfia dopo la conversione e il battesimo, chiese a Bethencourt un terreno per poterlo coltivare ed il normanno gli diede una casa e trecento acri di terra nel centro dell’isola dando origine a quel villaggio chiamato Zonzamas.
Detto villaggio rimase abitato ancora per molti secoli, tanto che alla fine del sec. XVIII se ne ammiravano i resti.
La penetrazione culturale degli Europei fu resa anche possibile dal fatto che la figlia del re Luis Guadarfia di nome Teguise sposò Maciot, il nipote del cavaliere Giovanni di Bethencourt. Ciò avvenne dopo che lo zio ebbe fatto ritorno in Francia, nel suo paese di Grainville la Teituriere (odierno dipartimento di Caux, in Normandia).
Il matrimonio in questione tra la principessa Teguise e il Maciot ebbe certamente motivazioni di convenienza in quanto nella cultura aborigena di Lanzarote il potere era trasmesso per via femminile, anziché maschile, come dimostra il fatto che il nome della principessa ha dato origine all’omonima città di Teguise, ancora oggi esistente.
Anche lì, dunque, il matriarcato fu evento reale e non relegato soltanto nel Mito.
* Presidente della Società Dante Alighieri-Comitato delle Isole Canarie socdantealighieri.canarias@gmail.com
* Presidente del Comitato Internazionale per le Celebrazioni del VII Centenario della riscoperta delle Canarie da parte del navigatore italiano Lanzarotto Malocello (1312-2012)
* Corrispondente Consolare d’Italia a Lanzarote
