La spiaggia di Melenara è stata chiusa alla balneazione dalla Polizia Locale di Telde, dopo che i bagnini in servizio, hanno segnalato la presenza di uno squalo.
L’allarme è stato ricevuto dal 112 nel tardo pomeriggio di ieri, sabato 15 giugno. Attivata immediatamente un’operazione di ricerca con moto d’acqua che non ha rilevato la presenza dello squalo segnalato. Un portavoce della Polizia locale di Telde ha dichiarato a EFE che la spiaggia rimarrà chiusa alla balneazione fino a quando le ricerche nelle acque non saranno completate. (video al termine dell’articolo)
Gli squali più grandi della terra dominarono le acque Canarie
Un progetto del Dipartimento di Biologia e dell’Istituto di Oceanografía y Cambio Global de la Universidad de Las Palmas ha rilevato che i canari vivono circondati da squali, ma non nel mare, bensì nei giacimenti archeologici situati nei dintorni della capitale grancanaria.
Tra gli squali più grandi che hanno popolato gli oceani il megalodonte, un predatore con denti delle dimensioni di una mano, e che dominarono le acque dell’arcipelago 4,8 milioni di anni fa, quando le acque erano più calde ed erano piene del cibo prediletto degli squali: le balene.
I FOSSILI RIVELANONO LA PRESENZA DEI MEGALODONTE
Nel 2013 l’Instituto Español de Oceanografia (IEO) rendeva noto che nei fondali del Banco de La Concepción, una montagna sottomarina situata a nord di Lanzarote, erano stati trovati 15 denti fossili del più grande predatore che gli oceani abbiano mai visto, il megalodonte, uno squalo tre volte più grande dello squalo bianco, lungo fino a 20 metri, e pesante 100 tonnellate (le dimensioni di un autobus urbano, ma tre volte più pesante).
Uno squalo così grande aveva un enorme fabbisogno metabolico. Non si nutriva di pesciolini, ma era un predatore di mammiferi marini, come spiegato dal paleontologo Juan Francisco Betancor. Assieme ai suoi colleghi Alejandro Lomoschitz e Joaquín Meco hanno studiato tre dei grandi giacimenti del pliocene che ci sono a Gran Canaria e Fuerteventura (Barranco Seco, Tamaraceite eAjuy), alcuni di questi già esplorati alla fine del XIX secolo, per cercare di approfondire le conoscenze sugli ecosistemi marini delle Canarie a quel tempo.
Le Canarie vengono considerate attualmente come uno dei “punti caldi” per la biodiversità marina nel mondo, con una trentina di cetacei differenti. Cinque milioni di anni fa, le acque canarie erano ancora più ricche, con una vasta quantità di mammiferi e grandi squali.
I cetacei sono naturalmente tuttora presenti alle Canarie, ma l’unico avvistamento affidabile di un grande squalo, nello specifico uno squalo bianco, si verificò una ventina di anni fa, a 200 miglia a sud dell’arcipelago, in pieno oceano aperto.
Il megalodonte era si un gigante, ma freddoloso, come conferma Francisco Betancor, perché in quella fase il clima del pianeta era più caldo e ancora non si erano formati i grandi ghiacci ai poli. Le acque delle Canarie s’impoverirono e molte balene emigrarono.
Gran parte degli squali del pliocene non resistettero al cambio di temperatura e si estinsero, anche perché le loro prede abituali erano emigrate verso acque più ricche e fredde dei poli e contemporaneamente dovettero affrontare la concorrenza di altri predatori marini come i capodogli, orche, delfini e lo zifio.
VIDEO: Carmen Terrón X